Impietosi arrivano i dati demografici e, puntuali, arrivano i commenti degli analisti. Nell’ultimo anno 9 mila residenti in meno. Non solo nei paesi dell’interno, anche nelle coste. Manco l’effetto ciambella, auspicato soprattutto dalla speculazione immobiliare, regge.

Analisi e diagnosi ok… e la prognosi?

Puntuale arriva la tempesta di lagnanza e di dotta constatazione della esistenza del problema. Tutto questo si trasforma in una sequenza di inviti alla fuga, con la narrazione di eventi ineluttabili e destini immodificabili.

Non è così! Se la Sardegna non trattiene i suoi giovani ed anzi induce alla fuga, è perché si narra di problemi e non di soluzioni, si costruisce dietrologia e non idea di futuro e azione.

La colpa è nostra. Di noi sardi, non del conquistatore e usurpatore straniero che (nei millenni) è venuto a turbare il “paradisiaco” mondo delle nostre Comunità. I conquistatori hanno spesso trovato sponda facile e prostrazione in Sardegna. Non hanno trovato ricchezze se non quelle naturali. Le stesse, a partire dal sole e dal vento, che stanno depredando oggi.

Abbiamo in casa ciò che serve per riscattarci, abbiamo migliaia di sardi costretti alla fuga che tornerebbero ieri, non domani, se ci fossero le condizioni di civiltà necessarie per garantire servizi e sicurezza (di tempi, di procedure, di contenuti) a chi intende intraprendere.

Cambiare strada

Se non si accetta il fatto che manca l’idea di Sardegna e mancano (o sono troppo poche) le azioni in grado di invertire questa nefasta tendenza che porterà, se non arrestata, all’implosione sociale ed al sottosviluppo, non si possono trovare la via d’uscita dal loop e le energie necessarie per percorrerla.

Eppure, ci sono evidenti segnali che testimoniano che il cambiamento, che è forte ed in crescita, è in corso e ci riguarda.

Noi di Riabitare non facciamo testo, coinvolti come siamo, quasi quotidianamente nel rispondere alle richieste di investitori, di operatori, internazionali, di nomadi digitali, che ci chiedono (testualmente) “Why don’t you value the Villages?” (Perché non valorizzate i vostri Paesi?).

Ci piace parlare di futuro possibile e di cose da fare (e fatte), piuttosto che di cose passate e di responsabilità che, stranamente, sono definite sempre di altri e figlie di un truce destino.

Ci piace raccontare di Sindaci di Visione, pronti a discutere e risolvere il quotidiano con una dichiarata idea di Futuro.

Una breve intervista del sindaco di Porto Torres riportata in parte sulla stampa ci porta a gioire ed a dire che tanti – mai troppi – sono in movimento e fanno.

https://www.lanuovasardegna.it/regione/2024/05/14/news/porto-torres-il-sindaco-massimo-mulas-un-piano-per-riabitare-1.100520201

Sempre più spesso, negli ultimi anni, sentiamo e vediamo non sardi che decidono di venire a vivere e lavorare in Sardegna. E i sardi, anche di seconda e terza generazione, portatori di competenze ed esperienze anche internazionali vogliono contribuire alla rinascita della Sardegna e dei Territori.

Ecco. Ci piace sentire questo canto, quello della volontà e speranza di cambiamento, piuttosto che quello della lagnanza e dell’abbandono.

Domanda ed offerta

Siamo impegnati anche a dire che questa situazione (la mancanza di lavoro, la scarsa programmazione, il ritardo di innovazione, l’assenza del “sistema” Sardegna) è solo colpa nostra. Non è un problema di soldi, non è un problema di mancanza di domanda.

Il problema si trova nella mancanza di una adeguata offerta di residenzialità e di servizi qualificati nei nostri Paesi, nella volontà di considerare le aree rurali come Paesi della Pasquetta e delle gite bucoliche e non, come in tante altre realtà vincenti, in luoghi della residenza.

Puntiamo il dito contro l’incapacità di avere visione e proposta collegata agli standard contemporanei di mercato.

Sardegna 2030

È una rivoluzione popolare quella che stiamo rappresentando. È un percorso culturale che parte dalla constatazione del fallimento o della inadeguatezza dei metodi e delle logiche vecchie.

Abbiamo bisogno di concepire e soprattutto realizzare il nuovo modello di sviluppo, ricco di innovazione anche nelle relazioni, nel ruolo della Sardegna e dei Paesi connessi e integrati.

Abbiamo da realizzare servizi digitali e servizi fisici, che sono il fondamento della qualità della residenza e dello sviluppo del mercato.

Abbiamo il coraggio di dire che la Sardegna turistica dei villaggi vacanza non porta sviluppo, contribuisce alla precarietà ed all’emigrazione. Diciamo con forza che è la Sardegna della residenzialità qualificata, della sostenibilità e dell’economia contemporanea quella che può portarci fuori dal tunnel.

La Sardegna dell’innovazione del vivere sostenibile socialmente, economicamente con l’ambiente protagonista, porta occupazione e residenza questo valore.

Abbiamo il coraggio di rimanere, abbiamo il coraggio di cambiare.

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