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Ci volete bene. È questo il sentimento che ci pervade ogni volta che una nostra pubblicazione, un incontro, un seppur fugace momento di confronto sui temi di Sardegna, di passioni, di impegno e di Idea di Futuro Possibile, ci fa trovare amiche e amici convinti e impegnati in ogni angolo dell’Isola.

Terra Madre, mai matrigna. Terra ferita e spesso oltraggiata, ma Casa per tanti, sardi per nascita e per scelta, che guardano al prossimo giorno come un altro giorno di impegno, un’altra possibilità di riscatto, un’altra occasione di protagonismo nel cambiamento.

La cifra di questo volersi bene sta anche nel fatto che quando condividiamo su whatsapp alcuni degli articoli di Riabitare la Sardegna -come questo-, ci perdonate il fatto che non riusciamo ogni volta a intestare un messaggio individuale di saluto e accompagnamento per ciascun*, come vorremmo fare.

Ci scusate per questo, ma ci capite: prevale oggi l’idea che questi piccoli articoli stanno diventando una occasione semplice per trovarsi, per fermarsi un attimo, concedersi una piccola riflessione, scambiare opinioni, suggerimenti, commenti o anche, semplicemente, confermarsi in un saluto ed in una Comunità estesa che, credeteci, cresce e si ritrova anche in parole di conforto e speranza.

Perché anche non sentirsi soli, non sentirsi diversi, non sentirsi solo sognatori ed avere chiaro che non tutto è scontato, non tutto è perduto, ci riscalda il Cuore. Ogni giorno, nel nostro incedere costante di Paese in Paese, di Comunità in Comunità, ci motiviamo e testimoniamo che l’energia in campo per il cambiamento, per migliorare attraverso il cambiamento le condizioni di vita e lavoro di tanti, è forte e costante.

In alto i Cuori

Sursum corda è la locuzione  che appartiene al rito della messa in latino che noi usiamo, nel linguaggio corrente e di popolo, come esortazione a farsi coraggio, a stare di buon animo, a tenere alto il morale.

Nei giorni scorsi, con l’articolo 2025!, abbiamo chiacchierato di prospettiva, di visione e impegno che vorremmo profondere quest’anno. Ecco, per dare una misura semplice, abbiamo ricevuto 472 messaggi di riscontro su whatsapp.

A tutte le amiche e amici che hanno condiviso anche questo irrituale abbraccio, a tutt* quell* che ci ricordano la fatica quotidiana, la difficoltà a concepire e praticare il cambiamento, anche percepito utopico e non reale e possibile, abbiamo da dire che il vostro ed il nostro impegno sta comunque puntellando un sistema sociale e relazionale che, nonostante tutto, resiste. È come il fuoco sotto la cenere, che non si vede e non crepita, ma che è pronto a ripartire ed è comunque vivo e riscalda. In alcuni luoghi il fuoco ha assunto forma di progetto di sviluppo, è ora azione.

Una verità che accomuna tanti è la convinzione che l’era delle parole deve finire. Come la favola della Sardegna che dovrebbe vivere di turisti e di mare. Non è così. Meno strilli su facebook, meno cavalcare maldipancismi, invidie, odio sociale, meno lagna e meno scuse. Più studio, più applicazione, più logica di servizio, please.

Basta  anche citare i centenari, pensando che questo è sufficiente per cambiare sorti di un territorio, se non si ha neanche chiaro il livello di assistenza che i nostri vecchi hanno (e non ricevono) dal sistema. Nessuno intende restare in luoghi che negano assistenza e servizi primari.

Mediterraneo

La Sardegna che vogliamo è l’Isola dei Paesi, 377, terra di viaggio e soggiorno, terra di residenza. Terra che affascina e fa innamorare chiunque la conosca per quello che è: Solare, Autentica, Unica. A noi renderla ricca di luoghi di cultura, di innovazione, di valorizzazione della pratica e del fare. A noi rilanciare i luoghi delle produzioni, perché finalmente i consumi possano essere prima di tutto locali, di prossimità. Naturali, salutari.

Basta dire, è ora di operare. Il cambiamento si pratica chiamando a raccolta menti e braccia, eccellenze e intraprese, idee da sviluppare con lavoro, studio, dedizione, passione, voglia.

Ma, soprattutto, il cambiamento si realizza se è un sistema che lo percorre. Non si cambia da soli, non si vince da soli. Neanche si sopravvive da soli.

Dal mese di aprile, inizieremo una serie di appuntamenti pubblici nei quali alcune Comunità impegnate nel cambiamento si racconteranno e apriranno a nuove iniziative e progetti.

È l’idea di futuro possibile che può generare l’energia e le passioni necessarie per realizzare il cambiamento. Riportare le relazioni sociali ed economiche di Comunità al centro della nostra azione, riportare il prestigio del dono della intrapresa e degli investimenti ad alto impatto sociale, ricondurre la politica alla attività di servizio (non delle “commissioni”) con idee chiare e metriche che non siano (solo) quelle elettorali individuali, questo è necessario.

Per concludere questa dichiarazione d’amore, vi  proponiamo una lettura.

Discorso agli ateniesi 461 a.c. Pericle

Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice  versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Se solo riuscissimo a crederci Atene, sarebbe fatta.

Ci troveremo nel fare, tutti i giorni, nelle Comunità di Sardegna.

Vi vogliamo bene.

Ad maiora

#riabitarelasardegna

370 14 24 229

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