Sollecitati da tanti, anche noi oggi abbiamo parlato di energia. Per dire la nostra, a modo nostro.

Abbiamo tanto da pensare, da progettare, da dire e, soprattutto, da fare. Si, Fare. E nel fare è necessaria la volontà e l’energia per trasformare pensiero in azione.

Energia è la grandezza fisica con la quale esprimiamo, in misura, la capacità di una entità di compiere lavoro. In questi anni, il tema si è imposto alla nostra attenzione. Da ultimo, per la forte contrapposizione tra interessi di Comunità e interessi generali. Interessi nobili, ad esempio, per contribuire come regione alla lotta al cambiamento climatico, certo.

Ma pensiamo che gli interventi per la produzione da fonti rinnovabili debbano combattere, se non risolvere la povertà energetica, le bollette del sistema pubblico. Pensiamo che interessi meno nobili, avvezzi alle speculazioni, hanno messo nel mirino la Sardegna nota terra di conquista, ora sotto attacco.

Ma vogliamo parlare anche dell’energia che manca. Della luce che si è spenta. Del sistema che si è ingrippato, ammesso che esistesse come tale e nobile d’animo.

Energhès

Alcune cose, più di altre, affascinano il cammino di ciascuno di noi nel veloce percorso dalla giovinezza all’età adulta. Tra queste, anche le parole. Parlando di energia, allora, ci viene da pensare. Energia è forse la forza di Dio. Ma nella evoluzione del pensiero ci riempiono energhès o l’equivalente energós, per il loro significato: ‘che ha forza di fare’, ‘che opera’, ‘attivo’. Facile declinare ancora la nostra idea e pratica di “energico”, quasi a generare il sinonimo di “forza”.

Le parole hanno un potere immenso, possono tagliare più di un’ascia, seccare più del vento, risanare più di un farmaco o riscaldare più del sole.

Dumitru Novac

Nell’ambito filosofico il termine si è usato distinguendo la dýnamis, la possibilità, la “potenza” propria della materia informe, dalla reale capacità di far assumere in atto realtà formale alle cose.

Vogliamo semplificare il concetto che più ci affascina e anche noi, oggi, vogliamo parlare di energia.

Ma nel senso più proprio e costruttivo dell’impegno quotidiano, di tutta l’energia che troviamo muovendoci di Paese in Paese a ragionare di futuro ed a costruire soluzioni reali, fisiche, di modifica dello status quo e degli equilibri immobili delle “cose”.

Siamo a fianco di chi quell’energia la canalizza per mettere in profonda discussione e in modalità “revisione” le scelte e le attività degli ultimi 30 anni.

Siamo forti e ci vogliamo bene. E siamo semplici, e tutto è naturale in noi… Vogliamo essere forti  spiritualmente, e semplici e sani e volerci bene così, perché ci vogliamo bene e questa è la più bella e più grande e più forte ragione del mondo.

Antonio Gramsci

Questa è l’energia contagiosa che riceviamo e che, in qualche misura, anche alimentiamo.

È quell’energia che sta alla base dello sviluppo. È quell’energia che ha animato e anima voglia di riscatto, di emancipazione, di intrapresa e di crescita. È quell’energia che ha capito che è indispensabile ed ormai irrinunciabile costruire sistemi e ponti, non muri e sbarramenti.

Nel nostro quotidiano abbiamo anche individuato, oltre alla forza generatrice, la rete di trasmissione, di Persona in Persona, di Gruppo in Gruppo, e della quale, in qualche modo, facciamo parte.

Siamo portatori sani di ottimismo ed orgoglio dove si annidano vittimismo e rassegnazione.

È l’animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi!

Lucio Anneo Seneca

Abbiamo il coraggio di dire che talvolta “vittimismo e rassegnazione” mascherano l’animo cicala di una regione assistita che ha perso di vista il valore del sacrificio, del sogno, della costruzione di futuro.

Abbiamo il coraggio di dire che non ci piace chi pratica la Sardegna “dei Paesi” e la sua più forte identità valoriale, soli in occasione delle sagre ovvero nell’indossare “bistimenta” di velluto etno chic in parata.

Futuro

Abbiamo, ancora e più di prima, il coraggio di dire che è inaccettabile che oltre 10.000 giovani e no, ogni anno, siano costretti, dico costretti, ad emigrare. La prospettiva di studio ed esperienza estera per il ritorno poi in Patria naufraga di fronte ad una macchina burocratica che non premia il merito, che non incentiva ed anzi osteggia imprenditorialità, impresa, operosità, di fronte ad un sistema di potere che ostacola eccellenze e non sopporta il successo altrui e l’indipendenza.

Eppure molta imprenditoria sarda eccelle e, nonostante tutto, genera e distribuisce ricchezza.

Ma di quale Patria, allora, si può parlare? Di quale cultura ci si sta imbevendo, se non curiamo gli interessi generali e l’idea stessa di futuro collettivo, mentre formiamo i nostri migliori giovani e li educhiamo alla fuga, all’altrove, all’emigrazione?

Abbiamo il cuore che piange nel vedere milioni di euro e decine di progetti inutili, che si sa essere inefficaci rispetto al bisogno, che vengono eseguiti e giustificano solo l’esistenza del sistema che li genera e controlla.

E non ci rendiamo conto che stiamo condannando intere generazioni all’oblio, per la reale incapacità di generare e sostenere lo Sviluppo in una visione contemporanea e sostenibile dell’intera regione.

Paesi e Comunità

I nostri Paesi, prima ancora che pittoreschi o turistici devono essere vivibili e sicuri. Vivibilità e sicurezza che si ottiene con i servizi e con la destinazione delle risorse di investimento per sostenere il modello della residenzialità regionale, nazionale e internazionale che cerca le condizioni per risiedere e investire. E non le trova.

Così questo paese, dove non sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi molto.

Cesare Pavese

Abbiamo compreso che sotto la cenere arde forte, già forgiato, il sentimento di una intera Comunità che ha capito che la prospettiva di futuro non è fatta di sagre, di elemosine, di schede per opere puntuali sulle quali pietire finanziamenti.

È fatta invece di visione, di una idea forte e sistemica della Sardegna del 2030, nel mondo del 2030. E se qualcuno ancora non l’aveva capito, gli ricordiamo che l’era della “globalizzazione” è finita siamo vaso di coccio in mezzo a vasi d’acciaio, con una economia debole ed il tesoro sotto i piedi e sopra la testa.

Io ce l’avevo nella memoria tutto quanto, ero io stesso il mio paese: bastava che chiudessi gli occhi e mi raccogliessi… per sentire che il mio sangue, le mie ossa, il mio respiro, tutto era fatto di quella sostanza e oltre me e quella terra non esisteva nulla.

Cesare Pavese

Ad abundantiam

Nella filosofia aristotelica la capacità di compiere una determinata attività era correlata all’esercizio di tale attività. La potenza infatti indicava la semplice possibilità, generatrice potenziale di fenomeni che potevano realizzarsi o meno.

 La potenza quindi come un valore di realtà solo possibile rispetto all’atto reale realizzato in virtù dell’energheia.

Con una citazione più recente, figlia di geni del marketing che molto hanno attinto dalla filosofia e sociologia, possiamo dire che “la potenza è nulla senza controllo” quando si promuovevano pneumatici per auto di lusso, sportive e veloci.

Ecco, la Sardegna è un po’ così… Non troppo convinta di essere un’auto di lusso, di essere desiderata e meta ambita, di avere le caratteristiche per andare veloce e di piacere a giovani di ogni continente.

E, anzi, non è  neanche convinta del fatto che milioni di persone nel mondo sono più che propense a valutare investimento e residenza, a condizione che l’isola comprenda e cambi. E lo può fare con la sua meglio gioventù che, invece, spingiamo a scappare.

Va fatto un grande esercizio di gestione del potere, che diventi energia pulita da mettere al servizio dell’idea di futuro della Comunità.

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