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Negli anni 50 del secolo scorso J.Mc Carthy ha coniato il termine “Artificial Intelligence, AI” (intelligenza artificiale). Allora si guardava al futuro ideando il prodotto informatico in grado di eseguire attività che normalmente richiedono le abilità umane, come la percezione visiva, il riconoscimento vocale, il processo decisionale, la traduzione da una lingua ad un’altra.

Da allora il genere umano ha percorso tanta strada, realizzato (e subito) tanti cambiamenti.

Machine learning (modelli algoritmici che apprendono da sequenze di azioni e reazioni, elaborando dati e prendendo decisioni) e deep learning (tecnica di machine che utilizza le reti neurali per elaborare i dati e prendere decisioni), hanno penetrato le logiche produttive e l’organizzazione del lavoro e della quotidiana operosità. E non solo.

A tanti è capitato di essere interrogati dal proprio smartphone, apparentemente spento, che si inserisce in un dialogo tra “umani” dicendo “non ho capito, puoi ripetere?”.

Guardiamo e non vediamo, siamo ascoltati ma non ascoltiamo. I nostri comportamenti sono perennemente registrati. E portiamo con noi, incessantemente, la croce e la delizia di ciò.

Community Force “Testimonial” 2019

Nell’ultimo decennio non sono stati i singoli cambiamenti a generare disagio e preoccupazione nelle Comunità, ma piuttosto la loro numerosità, la frequenza e l’impossibilità di adottare una strategia di reazione o di proattiva elaborazione di vantaggi diffusi.

Nei contesti a noi cari (dimensioni non metropolitane), la larga parte delle innovazioni ha generato modifiche comportamentali rilevanti, che hanno condizionato in maniera significativa le relazioni sociali e quelle economiche.

Una battuta (amara perché vera) di alcuni anni fa, diceva che facebook è quella invenzione che avvicina le persone lontane e allontana le persone vicine. Con la evidenza dei fatti e le dovute contestualizzazioni, osservando i comportamenti diffusi, direi che se non lo ha già fatto, ci è andato molto vicino.

Dall’altra parte, nelle relazioni economiche basate sul binomio brand/prezzo, Amazon ha radicato nei fatti la sua debordante superiorità nel soddisfare la crescente domanda globalizzata.

Molti, per non dire tutti, si interrogano su quale sarà la prospettiva di impiego e di positiva fruizione di quanto il “progresso tecnologico” sta portando. Tra questi alcuni, per non dire tanti, si interrogano su come porre un limite alla “deriva” che l’era della “singularity” sta generando. La velocità di evoluzione è entrata in una fase prodromica ad una ulteriore e potenzialmente inarrestabile accelerazione, che si teme possa evolversi senza controllo (umano).

Oggi però e diverso, oggi è di più e potrebbe essere meglio. Potrebbe.

Community Force “Evolution” 2023

Vogliamo condividere una riflessione (per necessità di semplicità espositiva le dividiamo in due contributi) circa la grande opportunità che l’AI offre al sistema Sardegna, alle sue Comunità, quale strumento inarrestabile per realizzare e consolidare un cambiamento epocale. Cambia il paradigma di sviluppo, cambiano i fattori, cambiano i protagonisti.

Abbiamo a che fare con un cambiamento ancora più radicale, che inverte (annietta) i presupposti sui quali si è fondato lo sviluppo tecnologico e del business sino ad oggi.

L’intelligenza artificiale è in grado di assisterci, genera comportamenti propri in ragione della interazione che noi generiamo. Anche con la voce. Persino “semplicemente” manifestando un desiderio. L’essere umano può dialogare con un sistema comunicando le proprie intenzioni, chiedendogli di ragionare e di realizzare come lui, ovvero come altri (famoso il caso del prompt “ragiona come Napoleone e dimmi cosa farebbe ora”), ovvero per altri.

Qualcuno dice che si potrà ragionare come Dio. E questo fa allarmare. Anche perché già pochi, l’uno per cento della popolazione mondiale detiene il 45,6% dei patrimoni globali, vorrebbe poter ragionare come Dio.

Nell’incertezza globale e nelle emergenze sistemiche (ambientali, sanitarie, economiche, sociali, demografiche), c’è una certezza: il modello economico del secolo scorso ha ceduto le armi.

Guardando la classifica delle aziende più capitalizzate al mondo troviamo Apple, Microsoft, Alphabet (google), Amazon. L’ondata di licenziamenti recenti nelle big tech è stata accompagnata da ponderosi investimenti sulla AI. Microsoft ha nei giorni scorsi annunciato il pieno sostegno a Open AI per lo sviluppo di Humane, l’assistente tecnologico destinato a sostituire gli smartphone e le tastiere.

L’ecosistema dell’innovazione attrae investimenti, brucia risorse ma genera ricchezza, in parte distribuita.

Lo scenario internazionale, così effervescenti e aperto a sviluppi (si pensi a Chat GPT per modelli proprietari), torna nelle sabbie mobili se guardiamo alla Sardegna.

Il più alto tasso di dispersione scolastica, il più basso indice di intraprese, le performance peggiori nella generazione del valore, legate alle peggiori infrastrutture tecnologiche ed alla assenza di strategia e programmi. Non si è portato a valore il ruolo che, per diversi anni, questa regione ha avuto in materia di innovazione.

Come dire che, oggi, dopo una fase di accesa interazione con il mondo, non abbiamo avuto la capacità di digerire la prima portata del pranzo, mentre a tavola è già arrivato il dolce della cena.

Le innovazioni tecnologiche “stupide” come i motori di ricerca, lasciano il campo a favore di tecnologie servienti (per ora). Con ciò, si intuisce che saranno ancora più dirompenti nel lavoro e nel quotidiano, saranno più pervasive.

Dobbiamo studiare, dobbiamo imparare e applicare, dobbiamo agire. Tutti sono chiamati ad agire.

Community Force “(R)evolution”

Dal personal computer al device portatile, dagli hard disk al cloud, dalle reti fisiche al satellitare. Siamo circondati, siamo invasi, ma forse è una invasione che, per la prima volta, ci torna comoda. È una invasione generativa, se lo vogliamo, se lo capiamo.

L’identità attrattiva ed il modello di relazioni sociali che, proprio perché isolano e radicato in un contesto ambientale e sociale “originale e datato”, diventa quanto di più contemporaneo possa trovarsi. Cerchiamo di spiegarci meglio.

Prima di lavorare sull’intelligenza artificiale, perché non facciamo qualcosa contro la stupidità naturale?

Steve Polyak

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