È stato molto partecipato il Circolo di Futuro di giovedì 2 febbraio. Una piccola grande Comunità si è ritrovata per organizzare un tempo collettivo, di impegno e investimento sul Futuro prossimo venturo.

Abbiamo osservato il rapporto tra proprietà rurale, spesso microscopica e abbandonata, e interventi immobiliari, applicando un paradigma diverso, dispruptive dicono gli anglofoni.

Abbiamo ragionato su cosa impedisce lo Sviluppo. Di certo non Madre Natura, che continua a dare tanto alla Sardegna, e gratis. Abbiamo considerato che quello che manca in Sardegna non sono i soldi, che ci sono, molti più di quanti si riesca in realtà a spendere.

Già, ci siamo messi con poco… ci siamo trovati sull’Idea che la Sardegna ha bisogno di vivere il suo Rinascimento, che sia capace di sottrarla al giogo della sudditanza culturale (oltre che economica prima ancora che amministrativa), del mito esterofilo, del miraggio metropolitano, e di proiettarla verso le dimensioni dell’Etica e della Bellezza che, sembra, le sono negate da una condizione ultradecennale di confusione e di assenza di visione.

Altri meglio

Sulle prime, una sequenza di interventi molto critici verso  tutto e tutti…. cioè verso alcune centinaia d’anni di Sardegna. Le citazioni, come spesso accade in questi casi, si sprecano, raccontando solo pezzi della nostra storia (quella sconosciuta) e individuando nella carta geografica della nostra sudditanza mentale coloro che ce la fanno: Toscana, Umbria, il mitico Trentino, Provenza, Paesi Baschi, Catalogna, Corsica, Cantoni Svizzeri, Land tedeschi e chi più ne ha, più ne dice..

I paragoni impietosi con la Bellezza di altri territori “rurali”, hanno subito portato l’attenzione su un tema fondamentale, sul quale è necessario però dirci la verità. Dobbiamo dire se la quota prevalente di Cittadini in Sardegna ambisce ad avere un Futuro o preferisce proseguire in un presente di approssimazione ed opportunismo.

Riabitare la Bellezza

Lo specchio di una assenza di visione è dato dal complessivo senso di approssimazione e disordine costruttivo, architettonico, estetico, logico-espressivo dei nostri Paesi. È indispensabile fermarsi e concepire una nuova funzione dei luoghi, degli spazi comuni, delle viste e dell’armonico incedere nei luoghi di lavoro e di vita. È necessario identificarsi in un linguaggio ed in una comune espressione.

Dobbiamo alimentare non solo la capacità di elaborare il pensiero critico.Dobbiamo nutrire soprattutto  il desiderio del Fare e della realizzazione Etica, come Individui e come valore di Comunità,e della Bellezza, quale rappresentazione e vanto dell’Individuo e della Comunità.

La Bellezza non è il lusso, l’eccesso, l’abuso, la ridondanza costruttiva. La neuro estetica dovrebbe impossessarsi, come un demone pervasivo, della mente di coloro che hanno perso il cuore.

L’Etica e la rappresentazione di Se nella costruzione e nel decoro, contribuisce allacondivisione di una idea di Bellezza di Comunità. Questo è il primo passo che può avviare un percorso collettivo, tutto sommato semplice.

Sapienza antica

Tzia Nennedda ci ha ricordato che lei ancora oggi “ramazza” la strada fronte casa. Ci ha detto che lascia che i fiori del suo piccolo giardino, ricco di valore e passione, siano visibili e adornino la facciata della casa e la passeggiata, rallegrando vicini e viandanti (testuale ndr).

Nella sequenza degli interventi, tanti hanno fatto memoria della buona usanza di stendere tappeti e adornare l’uscio delle abitazioni nel momento di condivisione e di festa del Paese e della necessità di superare gli episodi delle cortes apertas. Per ottenere nuove residenzialità bisogna recuperare armonia e bellezza dei luoghi, certezza di regole e di relazioni, continuità e permanenza di servizi. No ai borghi ameni (e disabitati) della pasquetta dei “cittadini”.

Benvenut* Amic*

Metà dei partecipanti al Circolo di Futuro è “sarda” di adozione.

Quest* amic* testimoniano la scelta di chi è arrivato, di chi sta investendo, di chi ha deciso di costruire una prospettiva personale, di lavoro e di vita, in una percezione più ampia di Comunità e di Popolo nel quale integrarsi. Lo hanno fatto da soli, con tenacia e testardaggine almeno pari alla nostra, necessaria per superare tutte le difficoltà (amministrative, burocratiche, di lingua, di accesso ai servizi) che scoraggiano talvolta tanti.

No. Loro no, sono rimasti, sono qui.

Sardi per scelta, sono qui anche a farci notare la Bellezza che sta nel dettaglio, a suggerirci di fermare la critica e aprire il commento e dove possibile, il plauso per il vicino che ha fatto bene.

Arriviamo per questo a pensare che il fuoco sacro della voglia di prendersi cura di Se Stessi, recuperando anche la capacità e la costanza di prendersi cura dei luoghi e del Paese, può essere rinvigorito chiamando a raccolta, attorno ad una nuovo valore della Bellezza, tutte le generazioni.

Ajo. Siamo in movimento.
Riabitare la Sardegna 

Dante e Noi

Truth

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